RICICLO: CHE DIFFERENZA C’È TRA RECYCLING VS UPCYCLING?

Siamo dell’idea che interrogarsi sul significato delle parole legate al mondo della sostenibilità implichi riflettere a fondo sui processi produttivi e sui materiali che stanno alla base di quello che scegliamo di comprare, per questo abbiamo deciso di dedicare questo primo spazio ad una differenza importante che è nata in questi ultimi anni tra i concetti di recycling e upcyclyng e alle sue connesse traduzioni.

Senza dubbio al giorno d’oggi il termine riciclo è entrato sempre più a fare parte della vita delle persone, sia in termine di consapevolezza che di azione vere e proprie, ma ancora è evidente, leggendo giornali o parlando con la gente, che ci sia molta confusione nel suo utilizzo sia in lingua italiana che in quella inglese.
Detto in breve, mentre il recycling è un concetto più consolidato, che descrive un processo industriale di trasformazione del rifiuto, l’upcycling riguarda la trasformazione di un rifiuto in un nuovo oggetto per mezzo della creatività.
Cerchiamo però di approfondire meglio questa importante diversità che, come abbiamo accennato, non è solo linguistica.

Partiamo dal termine più comune e sicuramente più utilizzato dalla maggior parte di noi. Riciclo, o riciclaggio e la sua traduzione inglese recycling, definisce il processo di conversione di rifiuti in nuovi materiali ed oggetti: consiste nel raccogliere e processare materiali che sono stati buttati per renderli nuovi prodotti.
La pratica del riciclaggio fonda le sue origini nel lontano passato della storia dell’uomo: uno dei primi ricicli di carta è stato registrato nel 1031 in Giappone quando i giapponesi vendettero carta re impastata. Questa pratica ha raggiunto il suo culmine durante la seconda guerra mondiale a causa della forte carenza di risorse e materiali ed è proprio da eventi come questo che il riciclaggio è stato fortemente incoraggiato.

Il riciclo di materiali permette di produrre una nuova fornitura dello stesso tipo di materiale oppure di un materiale diverso, smantellando e smistando i componenti di un oggetto per poterne riutilizzare il materiale. Un materiale riciclabile viene riadattato, alterato, fuso e scomposto: volendo fare un esempio pratico, per riciclare una bottiglia di vetro usata la dobbiamo prima fondere, e poi con il vetro fuso farne qualcos’altro. Questo processo può prevenire lo spreco di materiali potenzialmente utili e ridurre il consumo di materie prime, ma è importante tenere conto che la demolizione dei materiali in un sistema di riciclaggio produce comunque emissioni e, purtroppo, un materiale riciclato difficilmente mantiene intatte le stesse qualità e caratteristiche di quello originale, Più in particolare si parla di downcycling se il materiale viene trattato per essere trasformato in qualcosa che ha meno valore del prodotto da cui deriva, oppure se è necessario aggiungervi altre sostanze per riconvertirlo. Perciò in questo ambito ci sono sia aspetti positivi sia aspetti negativi che devono essere gestiti nella maniera migliore per poter raggiungere l’obiettivo stabilito: ridurre gli sprechi e salvaguardare l’ambiente.

Definire l’upcycling, invece, non è allo stesso modo semplice, soprattutto perché non esiste una traduzione perfetta nella nostra lingua. Spesso si traduce con i termini riuso, riutilizzo (che invece sono più appropriati quando si riutilizza un oggetto per la stessa funzione per cui è stato creato, come un contenitore vuoto riempito nuovamente) oppure il più quotato riciclo creativo, senza però rimandare al rimandare al significato più alto di questo termine. Infatti il suffisso inglese ‘up’ indica l’operazione con cui si riesce a dare un valore maggiore al materiale che altrimenti sarebbe stato solo uno scarto.
Quest’ultimo processo ha un’origine più recente: è stato coniato per la prima volta nel 1994 dal giornalista Reiner Pilz (e sdoganato ufficialmente nel 1997 nell’omonimo libro di Gunter Pauli) che, intervistato rispose spiegando la sua particolare interpretazione del riuso: “Il riciclo io lo chiamo down-cycling. Quello che ci serve è l’up-cycling, grazie al quale ai vecchi prodotti viene dato un valore maggiore, e non minore”.

L’upcycling è quindi molto diverso dal recycling, il riciclo, il cui obiettivo a volte è quello di far tornare un oggetto alla stessa funzione, a volte quello di trasformarsi perdendo valore. L’upcycling, invece, significa riutilizzare gli oggetti per creare un prodotto di maggiore qualità, reale o percepita: non riduce il valore del vecchio, dello scarto ma dà ad esso nuova vita, ricorrendo ad un design intelligente che rende il prodotto più interessante dal punto di vista economico, estetico, emotivo e funzionale.

In questo modo si riconosce alle cose una seconda esistenza, ovvero gli oggetti possono rinascere sotto altra forma. L’operazione di reinvenzione, a partire da parti di oggetti scartati, diventa un atto ancora più prezioso quando si tratta di pezzi che hanno una loro unicità o una storia
Sono dunque numerosi i vantaggi del riciclo creativo rispetto al riciclaggio e sono legati soprattutto al risparmio di energia e alla tutela dell’ambiente:
Evitare gli sprechi “salvando” oggetti che altrimenti sarebbero stati buttati e dando loro una seconda vita, oltre a sviluppare consapevolezza ambientale riducendo notevolmente l’impatto sull’ambiente.
Unicità poiché dare una nuova vita a un oggetto significa anche creare qualcosa di completamente unico, di grande valore, che si contrappone alle produzioni in grandi stock.

Risparmio oltre che a ridurre la quantità di rifiuti, l’upcycling contribuisce a ridurre il costo di produzione di nuovi oggetti e richiede una minore quantità di energia per essere attuato.

Oggi su internet si stia diffondendo moltissimo questa pratica: per chi è interessato all’argomento ma non sa da dove iniziare su youtube ci sono moltissimi tutorial in cui viene mostrato come riutilizzare gli oggetti più impensabili e dargli un utilizzo completamente diverso da quello originale.
Non dimentichiamoci mai che, oltre a risparmiare e salvaguardare l’ambiente, riciclare anche aiuta a sprigionare la propria creatività e, volendo, permette di fare di una necessità un hobby. Un nostro sogno sarebbe che il riciclo creativo venga insegnato ai bambini non solo all’interno delle mura domestiche, ma ancora di più nelle scuole, per aiutarli a capire l’importanza delle risorse e del riutilizzo e del non sprecare, stimolando maggiormente la loro creatività.
Come forse già avrete capito noi adoriamo l’ upcycling e lo consigliamo come rimedio universale: questa arte di riconversione dei materiali può portare tanti benefici per noi e per l’ambiente che ci circonda.

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